Monday 12 September 2016

Separazione e globalizzazione (Marco Emanuele)

Abbiamo bisogno di lavorare per una "cultura della ri-appropriazione" e di farne pensiero per l'azione. Cosa c'è di più deleterio della separazione e della semplificazione, che sono negazione della realtà ? Infatti, quando cerchiamo di separare ciò che è complesso, naturalmente integrato, "uccidiamo" la realtà e noi stessi; quando semplifichiamo, "riduciamo" ciò che non è riducibile e "togliamo" la profondità alle parole e ai mondi-della-vita, sognandoli come perfetti e lineari.

Nel separare e nel semplificare ci poniamo nella "irrealtà" che è un "non luogo" dove immaginiamo di poter fare a meno delle necessità, delle contraddizioni, dei limiti. "Non luogo" che tende a sostituire la realtà, anzi, ciò che è peggio, a farsi realtà in noi. Ma questi "non luoghi dell'irrealtà" sono destinati a fallire miseramente, portando con sé violenza e morte. Se non è possibile, infatti, "sopportare" a lungo l'"irrealtà" della nostra esistenza in luogo della "realtà" della vita, è altrettanto vero che la "irrealtà" come nostra seconda natura, molte volte sovrapposta alla prima, agisce "svuotando" ciò che siamo, quasi rendendoci "meccanismi" e "volenterosi soldatini" di un sistema tecnocratico, a-politico, totalitario.

Convinti di scegliere, in realtà subiamo le scelte dei "pochi". Chi scrive è favorevole alla globalizzazione ma pensa che la stessa vada ri-pensata in chiave globale; la globalizzazione appare oggi come un sistema "esterno" ai mondi-della-vita, che li domina ma che non si "nutre" della loro complessità. Se la globalizzazione è un sistema "esterno" ai mondi-della-vita, noi esseri umani siamo - allo stesso tempo - immersi in essa e da essa separati.


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